AUGURI al Rev. Padre Giannetta per i suoi primi 94 anni

SH103858gruppoIl giorno 12 giugno 2010, nei locali della Chiesa di S. Brigida, in via S. Brigida a Napoli,  si sono riuniti numerosissimi Cavalieri e  Dame di  S. Brigida per la consegna degli incarichi all’interno della Cavalleresca e secolare Istituzione e per la nomina dei nuovi Confratelli.

Alla Cerimonia dei Cavalieri napoletani si sono aggiunti alcuni Confratelli Pugliesi ed Abruzzesi che hanno formato un gruppo di oltre 70 Membri.

A seguire è stata officiata una Santa Messa concelebrata da Mons. Comm. Bonavolontà e dal Parroco. Padre Comm. Raffaele Tosto.  La presenza del Padre Generale dei  Leonardini, il Rev.mo P. Francesco Petrillo e della Madre Superiora delle Suore Brigidine di Napoli, Suor Fabia, è stata motivo di gioia e condivisione per i Confratelli e Consorelle dell’Ordine.

Dopo la messa, nei locali della Chiesa, è stato presentato, dal Prof. Gr.Uff. Roberto Romano,  il nuovo  libro del Rev. do Padre Giannetta su S. Brigida, che tra l’altro, festeggiava i suoi 94 anni di età ed i 70 di sacerdozio. Che il Signore e S. Brigida ci conservino a lungo ed in perfetta forma una persona ed un sacerdote di così specchiate qualità.

Una lieta e spensierata cena  tra tutti i Cavalieri e Dame, in un noto locale di via S. Brigida,  ha concluso la serata.

Nel corso della cena S. A. il Principe e Gran Maestro, conte Federico Abbate de Castello, e il Rev.mo P. Petrillo,   Generale dei Padri Leonardini,  hanno istaurato cordialissimi rapporti umani e spirituali che sono forieri di una  certa e fruttuosa futura collaborazione.

La Redazione

Come anticipato, pubblichiamo volentieri l’intervento del Confratello Gr. Uff. Prof. Roberto Romano, dell’Università Federico II di Napoli, di presentazione dell’ultima pubblicazione del Padre Enrico Giannetta sui “Perchè dell’Uomo”, Questioni tratte dal 5° libro delle Revelations della nostra Madre Fondatrice, Santa Brigida di Svezia.

Rev.mo Padre Generale, Rev.do Padre Enrico Giannetta, Rev.do Padre Raffaele Tosto, Rev.di Padri Concelebranti, Sorelle dell’Ordine Religioso delle Brigidine, Altezza Gran Maestro, Consorelle e Confratelli tutti, gentilissime ascoltatrici ed ascoltatori, …..

in qualità di Insignito dell’Ordine Militare del SS. Salvatore e di S. Brigida di Svezia grande è il mio onore per essere stato invitato a prendere la parola al Vostro cospetto, ma altrettanto grande è il mio imbarazzo nel presentare la più recente pubblicazione di una autorità nel campo degli studi birgittiani, uno studioso che ha dedicato buona parte della sua operosa attività di ricerca alla Santa Veggente. Anzi, dirò di più: quel poco che conosco su Santa Brigida, e che ho trasfuso nel I capitolo dei miei brevi Cenni storici recentemente pubblicati[1] l’ho appreso proprio dalla principale pubblicazione di P. Giannetta[2] . Accanto agli studi birgittiani, quelli sul sangue miracoloso di San Lorenzo Martire[3]segnano un deciso progresso nello studio dell’agiografia scientifica.
Ma basti questo come premessa.
Perché un nuovo libro su Santa Brigida a cura di P. Giannetta?[4]
Lo studioso ha voluto approfondire quanto varie volte accennato nella sua monografia del 1991, le visioni e le rivelazioni che, per diretta ispirazione divina, la Santa ha mirabilmente ricevuto, e che ci ha trasmesso nelle sue Revelationes. In quest’opera possente, in otto libri, lo studioso ha individuato il quinto libro, che assume importanza di stretta attualità per le questioni dottrinali antropologiche che vi vengono trattate.
Ma torniamo indietro nel tempo, a quel giorno del 1339 quando la Santa visitò il sepolcro di San Botvid, uno degli evangelizzatori della Svezia. San Botvid le apparve in visione e le rivelò:<< Io ed altri Santi abbiamo ottenuto da Dio la grazia che tu possa udire, vedere e conoscere le cose dello Spirito, e lo Spirito di Dio avvamperà nella tua anima>>. Questo avveniva cinque anni prima della morte di suo marito Ulf, il fedele consorte che seppe armonizzare la sua vita, per la sua grande Fede, con quella di Brigida. Morto Ulf, il Signore iniziò le Sue conversazioni con la Santa, all’inizio in forma di incontri di preparazione, poi con rivelazioni sempre più mirate, facendo sì che Brigida avvertisse l’importanza della sua missione. Trasmettere la parola di Dio, essere la Sua intermediaria. << Sei mia – dice il Signore – e per questo farò di te ciò che voglio. Non amare niente nel modo in cui ami me>>. Ancora la Vergine Maria scorta Brigida da Suo Figlio affinché Egli la ricolmi di grazie. In quest’occasione, la Vergine le insegna che vi sono due modi per raggiungere il cuore di Dio – l’umiltà e la vera contrizione, e la contemplazione delle sofferenze del Figlio. Questo non significa ripiegarsi su di sé, né comporta pietismo, bensì il superamento di se stessi nell’ascolto di Colui che le insegna:<< Contempla la mia bellezza attraverso la bellezza degli elementi (…). Sono il più bello sul Monte Tabor, ma il più insultato sulla Croce, dove non avevo né forma né bellezza. Guardami e medita (…). Correggi i tuoi errori>>.
Anni trascorsi fra Alvastra, la corte svedese e Vadstena, anni proficui di incontri col Cristo, che culminano nell’istituzione dell’Ordine, la cui Regola è dettata da Cristo stesso. I trenta capitoli delle Revelationes , che la presentano, vibrano di altissima tensione spirituale, incentrati sui tre voti di povertà, castità, obbedienza, sui precetti e sulle regole. La badessa ha autorità sulle monache di clausura, sessanta al massimo, tredici sono i sacerdoti, quattro i diaconi (come gli Evangelisti) e otto i laici, che aiuteranno i sacerdoti nelle attività quotidiane. Questo numero corrisponde ai dodici Apostoli e ai settantadue discepoli. Monaci e monache di clausura hanno un recinto su entrambi i lati della chiesa dove si raccolgono a pregare. La badessa presenta il monastero di cui è sovrana alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli e dei Discepoli dopo l’Ascensione.
Ma longum aevi spatium sarebbe scorso prima dell’approvazione della Regola e della realizzazione dell’Ordine monastico. E così anche di quello Militare, anch’esso fortemente voluto dalla Santa in vista di una Crociata, pura, incruenta, per l’Evangelizzazione delle popolazioni scandinave e lapponi ancora dedite ai culti animistici e feticistici.
Vorrei cogliere l’occasione di quest’intervento per attirare l’attenzione su un aspetto della vicenda terrena di Brigida, cui poco spazio ho dedicato nei già citati Cenni storici.
La società medievale, diretta com’era dai guerrieri e dal clero celibe non era certo adatta a che le donne potessero aspirare a dei diritti, almeno, nella maggior parte dei paesi. Dopo l’anno 1100 la discendenza patrilineare era piuttosto prova esclusiva di nobiltà, laddove la discendenza matrilineare era spesso strumentalizzata come prova di servaggio. I diritti delle donne alla proprietà, sebbene protetti dai canoni ecclesiastici e dalla legge secolare, erano ben delimitati; era una libertà da tenere ben cara, per le vedove, avere il permesso di rifiutare un secondo matrimonio proposto dal signore o dalla parentela. La pratica, tuttavia, non si conformava del tutto a quest’aspetto. Nella società barbarica del periodo successivo alle invasioni, e spesso anche molto tempo dopo, la discendenza matrilineare era spesso importante: la casata di Carlo Magno traeva la sua origine da una figlia di Arnulfo, vescovo di Metz. Sebbene poche regine regnassero a diritto personale, molte donne esercitarono grande autorità politica, come ad esempio in caso di minor età dei loro figli. La reggenza di Bianca di Castiglia per il figlio Luigi (il futuro Luigi IX detto il Santo) fu un notevole esempio. Per il mondo bizantino, l’autorità dell’imperatrice vedova Irene, reggente per il figlio Costantino, fu determinante per il ripristino del culto delle immagini nel 787. La regina Margareth riuscì a riunire i regni di Svezia, Danimarca e Norvegia, sotto la sua reggenza, nell’Unione di Kalmar (1397), un atto che influenzò il futuro di tutta la Scandinavia.
Allo stesso modo, sebbene private, a causa del loro sesso, della possibilità di diventare presbiteri, un certo numero di donne giocarono un ruolo determinante negli affari ecclesiastici. Santa Caterina da Siena e Santa Brigida di Svezia furono le principali promotrici per il ritorno a Roma dei papi dopo l’umiliante cattività Avignonese, che prostrava la Chiesa sotto i pesanti condizionamenti francesi. Entrambe, furono celebrate come modelli di vita spirituale, un contributo femminile che è ben attestato anche nell’opera di Margery Kempe.
La vita di quest’ultima assomiglia in modo impressionante a quella di Santa Brigida. Nata in Inghilterra nell’anno della morte della Santa (1373), ebbe da suo marito ben 14 figli; poi si recò in pellegrinaggi a Gerusalemme, Roma, Germania, Spagna. Apparentemente illetterata, dettò la sua autobiografia mistica a due chierici (1432-1436), nella quale narrò dei suoi pellegrinaggi e delle sue visioni estatiche. Soltanto nel 1936 fu rinvenuto il manoscritto completo della sua autobiografia, il Libro di Margery Kempe.
L’influenza delle donne si sentì anche nel loro ruolo di patrone, spesso all’interno della cristianità, in quanto spose cristiane di sovrani barbari invasori del V-VI secolo, i quali, sul loro esempio, si convertirono. La regina Margareth di Scozia (m. 1093) fu promotrice di una radicale riforma della Chiesa nel suo regno, che fu portato rapidamente nell’alveo della Chiesa Cattolica; un’altra distinta castellana, Matilde di Toscana (m. 1115), diede il suo appoggio a Gregorio VII contro l’imperatore Enrico IV al tempo della lotta per le investiture. Eleonora d’Aquitania fu promotrice di arti e di attività poetica; moglie prima di Luigi VII di Francia, e poi di Enrico II d’Inghilterra, generò Maria contessa di Champagne, a sua volta promotrice di attività poetica ed estimatrice di Chrétien de Troyes, cui commissionò la traduzione francese dell’ovidiana Ars Amandi, e la composizione del primo romanzo di corte, basato sul ciclo bretone del re Artù. Prefigurò il culto della Vergine Maria nell’XI secolo e sulla scia di questo culto si mossero notoriamente Dante e Petrarca.
Ma anche Santa Brigida non mancò di dare il suo contributo al culto mariano: è il II libro delle Revelationes, il libro delle grandezze di Maria, riportato sotto il titolo di Sermo Angelicus, rivelato dal Signore alla Veggente per mezzo di un Angelo[5]. Al Sermo Angelicus fa da opportuna integrazione la Preghiera di lode a Maria, in 29 stanze.
E’ tempo tuttavia di introdurre il V libro delle Revelationes, il libro delle questioni, che appropriatamente P. Giannetta definisce <>.
Recandosi la Santa a cavallo, assieme ai suoi familiari, da Alvastra al castello di Vadstena, fu rapita in estasi, e in quell’estraniazione spirituale ebbe la visione mistica:<< Vidi in cielo un trono, su cui stava seduto il Signore Gesù, come giudice. Davanti ai suoi piedi era seduta la Vergine Maria e attorno al trono v’era un esercito di angeli e di Santi. Un certo monaco, dottore in teologia, stava sul più alto gradino di una scala, che poggiava sulla terra e la cui cima toccava il cielo. Il monaco, con gesti che tradivano una grande agitazione e impazienza, come se fosse pieno di astuzia e di malizia, si rivolse al giudice e prese a interrogarlo>>.
Il monaco cerca di cogliere in contraddizione il Giudice Supremo, con domande capziose e surrettizie. Chiede una risposta certa sui sensi e le membra del corpo, sui sentimenti interiori, sul primato dell’anima rispetto ai sensi, sulla vera sapienza, sul problema del male, della sofferenza, dei beni temporali, delle realtà invisibili, del piano salvifico, dell’incarnazione del Verbo, dell’infanzia di Gesù, della redenzione, della Grazia, della giustizia di Dio, della divina Sapienza, del Vangelo salvifico. Sedici interrogazioni, alle quali Gesù Giudice Supremo risponde, punto per punto, e la sua risposta è sempre mirata e convincente.
Ma la visione della Santa ha termine quando, giunti al castello di Vadstena, i familiari, prese le briglie del cavallo, la scuotono, per destarla dal rapimento estatico.
La Santa, però, tutto ricordando in cuor suo, stese subito in svedese il resoconto della visione, che fu poi tradotto in latino dal Priore di Alvastra, P. Pietro Olavi (Olafsson).
Opportunamente P. Giannetta ritrova il motivo della scala nell’ Antico Testamento, Libro della Genesi (28, 12), quando il patriarca Giacobbe ebbe una visione di una misteriosa scala che <>.
Nella visione di Brigida non è Brigida stessa che parla col Signore, ma il monaco teologo, dotto, ma non tanto profondamente; nel racconto biblico il Signore rivela a Giacobbe che la sua progenie si estenderà su tutta la terra; nel racconto di Brigida il Signore rivela a noi tutti, progenie, o no, di Giacobbe, quali sono i nostri doveri, in vista della definitiva liberazione dal Male.
Lo stesso episodio biblico della visione di Giacobbe sta alla base dell’opera di un grande mistico della Chiesa greco-ortodossa, S. Giovanni Climaco, abate del Sinai fra il VI e il VII secolo.
S. Giovanni Climaco scrisse la Scala del Paradiso[6] (Klimax tou Paradeisou), che può definirsi il vademecum del monaco, steso sulla base della stessa esperienza personale dell’autore. La vita monastica è da considerarsi preparazione alla vita futura, come una palestra che procura l’esercizio necessario alla competizione, per conseguire la perfezione.
Il Santo affronta in quest’opera il problema dei vizi e delle virtù, della vita comunitaria e di quella eremitica, il tèma dell’apatia – da non considerare, come nel comune linguaggio, sinonimo di disinteresse immobilistico, ma nel senso di estraniante perfezione. L’unione con Dio – per S. Giovanni Climaco – si ottiene non con l’opera della ragione, ma con l’intuizione, nel ricordo persistente di Gesù martirizzato.
Le analogie fra il contenuto del V libro delle Revelationes e la Scala Paradisi del mistico orientale sono evidenti. Ma la destinazione è diversa. S. Giovanni Climaco scriveva esclusivamente per i monaci, volendo configurare gli stadi progressivi dell’avvicinamento a Dio mediante la metafora dei gradini della scala celeste. Alla fine dell’opera il Santo aggiunse un manuale pratico di comportamento destinato all’abate, il Discorso del pastore, per enfatizzare la destinazione elitaria del suo scritto.
Un’opera quindi finalizzata alla preparazione dei monaci e che grande fortuna incontrò fra Oriente e Occidente, come testimoniano le molte traduzioni siriache, arabe, slave e latine.
Il Libro delle questioni di Santa Brigida è invece a destinazione più ampia. Per bocca della Santa il Signore – come in poche parole sintetizza il P. Giannetta – <>.
Santa Brigida mette laboriosamente per iscritto ogni messaggio divino per scuoterci dalla nostra presunta autosufficienza. Ossessionata dalla salvezza delle anime, di cui è sollecita fino al dolore, rinnova gli appelli alla conversione, pur ritrovando talora, negli ascoltatori del suo tempo, derisione, scherno, ingratitudine. Le sue rivelazioni più note raccontano delle visioni sul Giudizio finale, sul Purgatorio, sull’Inferno, e sulla Passione di Cristo. Attraverso la parola della Veggente, araldo divino, si apprendono gli insegnamenti di Dio: fare uscire le anime dal torpore materiale: il Purgatorio, l’Inferno, esistono, Brigida ne ha avuto la tremenda visione. Quest’impegno della Santa, incentrato sul timore dei futuri castighi, mira a spingere l’anima fra le braccia della Misericordia, inchiodate per lei sulla Croce. Per Brigida, la meditazione della Passione è la migliore scuola della santità, il libro più dotto del mondo, la consolazione di tutte le pene. Le anime sono attratte dalle parole di Cristo sulla Croce:<< Cos’è il pane che desidero, se non il perfezionamento delle anime e la contrizione del cuore, il sospiro del divino e l’umiltà che brucia d’amore?>>. Il messaggio di Brigida è contenuto in queste poche parole[7].
Nel libro VI delle Revelationes Gesù dice a Santa Brigida:<< Non abbiate timore, tanto più che nessuno potrà infirmare le mie parole; esse, anzi, raggiungeranno luoghi e nazioni a me graditi, ma sappiate che tali parole sono come l’olio, e per questo devono essere meditate, considerate e spiegate>>.
Un plauso meritato dunque al P. Giannetta, il quale, nella sua viridis senectus , ha meditato, considerato e spiegato, in modo accessibile a tutti, il messaggio che il Signore ci ha mandato per bocca di Santa Brigida.
Ma, a noi, cavalieri e dame dell’Ordine Militare, occorre grande determinazione per essere degni delle promesse che Gesù ci fece e che la Veggente ci ha trasmesso:
<>.
Amen.
12. VI. 2010 Roberto Romano.

[1] Ordine Militare del SS. Salvatore e di S. Brigida di Svezia, Cenni storici (a cura di Roberto Romano), Statuto, Napoli, Arte Tipografica, 2010.
[2] P. Enrico Giannetta, S. Brigida di Svezia: la vita, le opere, le rivelazioni, Napoli, LER, 1991.
[3] P. Enrico Giannetta, Il sangue miracoloso di San Lorenzo martire, Frosinone, Tip. Casamari, 1964.
[4] P. Enrico Giannetta, Libro delle Questioni di Santa Brigida: risposte ai perché dell’uomo, Marigliano, Tip. Graficanselmi, 2010.
[5] P. Enrico Giannetta, Le grandezze di Maria rivelate dall’Angelo a S. Brigida, Napoli, LER, 2006.
[6] P. Trevisan, San Giovanni Climaco, Scala Paradisi, voll. I-II, Torino 1941.
[7] Il fascino della Santa ebbe grande influenza su uno dei padri del romanticismo svedese, Verner von Heidenstam. Pur incorrendo in qualche contraddizione, lo scrittore, nel suo romanzo Il pellegrinaggio di Santa Brigida (trad. it. Torino 1941), non mancò di riconoscere la grandezza del carattere e l’alta tensione spirituale della Santa .

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