CAP I

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Il Cristianesimo fu introdotto in Svezia col IX secolo. Se i Santi Cirillo e Metodio, che introdussero il Cristianesimo ortodosso fra i protoslavi pagani fra l’863 e l’879[2], furono chiamati “Apostoli degli Slavi”, a buon diritto può essere definito “Apostolo degli Svedesi” Sant’ Ansgar (o Anskar) di Brema. Ansgar nacque presso Corbie, in Francia, attorno all’ 801 e morì il 3 febbraio 865 a Brema. Di nobili origini, entrò nell’abbazia benedettina di Corbie. Dall’823 studiò presso la scuola monastica di Corvey, in Westfalia, dove cominciò ad avvertire, sempre più ardente, la sua vocazione per la vita pastorale. Intanto, il regno di Danimarca versava in una profonda crisi: il re Harald, esiliato, richiese l’aiuto dell’imperatore carolingio Luigi I “il Pio”. I due sovrani stipularono un trattato di alleanza: fra le clausole, v’era l’impegno di Harald affinché il Cristianesimo fosse introdotto in Danimarca e nelle province ad essa soggette. Così fu scelto proprio Ansgar, che ebbe il compito di affiancare il re nell’opera di evangelizzazione. Nell’826 Ansgar iniziò la sua opera nello Schleswig. Poco dopo però il re Harald cadde nuovamente in disgrazia e Ansgar fu costretto a rientrare in Francia. Ma, nell’827, un’ambasceria svedese raggiunse il re Luigi I per richiedere missionari: così Ansgar, con l’aiuto del monaco Witmar, iniziò l’opera di evangelizzazione della Svezia, con la collaborazione del re svedese Bjorn. Dopo un ritorno a Corvey, fu consacrato vescovo di Amburgo. Così ebbe l’incarico di convertire tutti i popoli scandinavi, con l’autorizzazione dell’allora papa Gregorio IV. Con l’avvento a trono di Danimarca del re Haarik I, cristiano, Ansgar riprese la sua attività pastorale nello Schleswig. Poco dopo (845) vi fu il memorabile sacco di Amburgo da parte dei Normanni, mentre i missionari in Svezia venivano espulsi, compreso il vescovo Gautbert. Danimarca e Svezia tornarono al paganesimo: sembrava definitivamente interrotta l’opera di Ansgar. Ma nell’847 Luigi “il Germanico”, re dei Franchi, promosse la nomina di Ansgar a vescovo di Brema: da qui ripartì la sua missione di Apostolo del Nord. Il re di Danimarca Haarik II si convertì e Ansgar fu autorizzato dal papa Nicolò I ad esercitare la sua giurisdizione episcopale su Danimarca, Norvegia e Svezia, lasciando chiari segni della sua fervida attività missionaria. In Danimarca fu considerato patrono nazionale; la Svezia invece ricadde nel paganesimo e tornò cristiana solo più tardi, con l’opera meritoria di San Sigfrido. San Sigfrido, anch’egli Apostolo della Svezia, operò instancabilmente per il ritorno della Fede. Riuscì a battezzare il re di Norvegia Olaf Tryggvasol e, con i suoi collaboratori, percorse la Scandinavia. Quando due suoi collaboratori furono assassinati, San Sigfrido convinse il re a perdonare gli assassini. Ottenne finanziamenti per la costruzione di una cattedrale. Il ritorno definitivo della Svezia al cristianesimo – ma le popolazioni interne, come vedremo, restarono pervicacemente attaccate ai culti pagani – vi fu col battesimo del re Olaf Skottkonug (995-1022), sotto il dominio del quale la penetrazione cristiana si fece più efficace. Nel secolo XII si affermò sempre più, anche dopo la conquista della Finlandia, che fu eretta a ducato dipendente dalla corona. Ma, per comprendere il contesto storico entro il quale si svolse la vicenda terrena e spirituale di Santa Brigida, occorre sintetizzare i principali avvenimenti di storia svedese dal XII al XIV secolo. Attorno al 1130, Sverker, rampollo della nobile famiglia dell’Oestergoetland, fu proclamato re. Protesse la religione e chiamò numerosi monaci dalla Francia. Fu assassinato nel 1156. Vi fu poi l’ascesa di Erik Jedvardsson, che fu intronizzato in Svealand. Di lui poco si sa, ma, secondo la leggenda, fu promotore della crociata contro i Finlandesi avendo come stretto collaboratore il vescovo Enrico di Finlandia. Erik offrì la pace ai Finlandesi e li invitò alla conversione, ma essi rifiutarono. Si venne alla guerra e le armi svedesi trionfarono. Moltissimi finlandesi vollero convertirsi; mentre Erik rientrava in Svezia, Enrico si dedicava alla cristianizzazione della Finlandia. Entrambi morirono di morte violenta (1156-1160) e furono proclamati Santi martiri. Knut, figlio di Erik, si impose sul figlio di Sverker; da re promosse la fortificazione di Stoccolma e contribuì allo sviluppo della chiesa svedese. Dopo la sua morte (1196) si alternarono, per circa mezzo secolo, discendenti di Knut e Sverker. Intanto, nel 1164, Uppsala era stata proclamata sede arcivescovile e la Svezia fu suddivisa in cinque diocesi. La prima nomina certa di un arcivescovo risale al 1210, quando si hanno notizie di un arcivescovo Erik Knutsson. Con la metà del XIII secolo le guerre intestine andarono a terminare. Erik Eriksson, ultimo sovrano della dinastia di Sant’Erik, diede in sposa sua sorella a Birger Folkung (Folkungar), un magnate facoltoso. Valdemar, figlio di Birger, subentrò come re alla morte di Erik Eriksson (1250). Birger aiutò il figlio nella guida del paese, promosse leggi riformiste, aiutò la Chiesa, fece ampliare Stoccolma. Dopo la morte di Birger Folkung (1266), il regno di Valdemar subì una brusca interruzione: suo fratello Magnus, con l’aiuto dei Danesi, lo detronizzò. Il re Magnus esonerò la Chiesa dalle tasse ed introdusse la figura del viceré, del maresciallo di campo e del cancelliere (primo ministro). Morto il re Magnus nel 1290, subentrò il figlio Birger Magnusson (1302), ma i suoi due fratelli Erik e Valdemar lo costrinsero a fuggire in Norvegia (1304). Poi i tre si riconciliarono, ma solo apparentemente, perché di nuovo Erik e Valdemar si ribellarono ed imprigionarono Birger. Ma, di fronte all’attacco congiunto di Danimarca e Norvegia, gli Svedesi si videro costretti a liberare Birger (1310), che si vendicò più tardi, imprigionando i fratelli a sua volta e facendoli morire in carcere. La dinastia di Birger finì nel 1318: il re fu costretto a fuggire in Danimarca e il figlio di lui fu assassinato. Subentrò sul trono un nuovo re, di nome Magnus, giovanissimo figlio di quell’Erik, fratello di Birger. Nel 1335 Magnus regnava su Svezia, Finlandia e Norvegia, ma provvide a promulgare una legge di successione, in virtù della quale i figli di Magnus furono già designati eredi dei troni: il primo figlio, Erik, fu designato re di Svezia, il secondo, Haakon, fu designato re di Norvegia (1344). Dopo una parentesi, in cui Erik si ribellò al padre e poi morì (1356-1359), Magnus restò unico sovrano. Seguì un convulso periodo di contrasti fra Magnus e l’altro suo figlio Haakon, re di Norvegia, alla fine del quale (1364) la dinastia che aveva avuto come capostipite Birger Folklung fu rimpiazzata da Alberto di Mecklenburgo, che promosse una alleanza Mecklenburgo-Svezia-Holstein in funzione anti-danese. Il re Alberto non incontrò il favore dei nobili svedesi, che, nel 1389, lo sbaragliarono e catturarono. Infine, nel 1396 Erik di Pomerania fu acclamato re di Svezia, e poi, l’anno successivo, re di Svezia, Danimarca e Norvegia. Fu l’inizio della cosiddetta “Unione di Kalmar” (1397-1523). Le vicende, convulse e sconcertanti, di quegli anni non poterono non influire sulla vita e le scelte di Santa Brigida. Lo spettacolo indecoroso dei contrasti, talora sanguinosi, fra sovrani e principi della stessa stirpe, i colpi di scena, i rovesciamenti di alleanze, assai poco avevano di cristiano. Quei sovrani, che avevano ricevuto il Cristianesimo grazie all’abnegazione missionaria di un Sant’ Ansgar, di un San Sigfrido, di un Sant’Erik, di un Sant’Enrico di Finlandia, si erano comportati assai peggio dei pagani che essi combattevano, limitando la loro adesione alle Fede alla concessione di privilegi alla Chiesa e alla fondazione di abbazie e monasteri, come alibi, per celare la loro sete di potere! Nel principesco castello di Finsta, regnando re Birger Magnusson, nacque, nel 1303, Brigida, la futura Santa Veggente, da Birger Persson e Ingeborge Bengtsdotter. I genitori erano imparentati con i re svedesi della dinastia Folkung (o Folkungar), imparentati a loro volta col pio re Sverker, che, come abbiamo visto, protesse la Fede e fondò l’abbazia cistercense di Santa Maria di Alvastra, dove fu sepolto. Gli Acta et processus Canonizzationis Sanctae Birgittae (abbr.: Proc.) definirono i genitori della Santa<< gente pia e di alto rango; erano tutti intenti alle buone opere e fedeli alle leggi di Dio>> (Proc. 74). Il padre Birger, esperto legale, collaborò alla stesura della legislazione cristiana voluta dal re Birger Magnusson (1296), come informano gli Acta Sanctorum (Octobris) ( abbr. : Acta SS.). Si recò in pii pellegrinaggi, in Terra Santa, a Santiago di Compostella. Sposò in seconde nozze[3] Ingeborge Bengtsdotter, figlia di Bengt Magnusson, un alto dignitario. La madre Ingeborge, scampata miracolosamente a un naufragio, ebbe una visione: le apparve un uomo dalle vesti splendenti che la avvertì di essere scampata al naufragio in virtù della creatura che portava in grembo ( Proc. 474).

Nella notte in cui Brigida venne alla luce, al parroco Benedetto Herr di Finsta apparve la Vergine che gli disse:<< è nata a Birger una figlia, che farà udire la sua voce ammirabile in tutto il mondo>> (ivi). I genitori vollero che si chiamasse Brigida in quanto erano stati in pellegrinaggio al santuario di Santa Brigida di Kildare, in Irlanda. Santa Brigida di Kildare (452-525), la cui vita fu costellata da numerosi episodi miracolosi, non tutti storicamente verificabili, ebbe grande culto in Irlanda. Vari autori ne scrissero la vita, in francese, inglese e tedesco. Il suo nome derivava da Brig “valore” o “potenza”, ed era, all’origine, nome di una divinità pagana legata al culto del fuoco. Si narra che San Malachia[4], monaco irlandese, avesse trovato i corpi dei Santi Patrizio, Colomba e Brigida a Down Patrick. Con San Patrizio fu considerata patrona d’Irlanda. La nostra Santa Brigida ebbe in comune con la sua omonima protettrice lo zelo estremo per la salvaguardia della Fede e l’abnegazione nel servizio del prossimo, fino al sacrificio del proprio corpo. Fin da bambina, dopo aver ricevuto la prima Comunione, Brigida usava confessarsi ogni venerdì e comunicarsi ogni domenica e nelle principali festività. A sette anni ebbe la prima visione: la Vergine le apparve, mentre era ancora sveglia, e recava in mano una preziosa corona. Le chiese se la desiderasse e, alla risposta affermativa, la incoronò. A dieci anni le apparve in sogno il Cristo flagellato dicendo:<<Vedi come sono piagato!>>. Brigida esclamò:<<Oh, caro mio Signore, chi vi ha così ridotto?>>. Il Cristo le rispose:<< Tutti coloro che mi dimenticano e disprezzano il mio amore>>. (Proc. 76). Morta la madre Ingeborge nel 1314, il padre Birger restò solo coi figli. Visto che la cognata Karin aveva sposato il nobile Knut Jonsson, Birger affidò Brigida alla zia materna, nel castello di Aspanas. Qui si moltiplicarono le sue visioni mistiche: la Vergine, il Crocifisso, il Diavolo. Quest’ultimo la inseguì e lei si rifugiò nella sua camera, dove teneva un Crocifisso. Al che, il Diavolo desistette dal suo inseguimento. A tredici anni il padre Birger la fidanzò con Ulfo (Ulf) Gudmarsson. Quest’impegno preso dal padre non fu gradito a Brigida, che avrebbe desiderato solo la mistica unione col Signore. Ma fu proprio Lui a convincerla, in visione, dicendole: <<La verginità merita la corona, la vedovanza avvicina a Dio, il matrimonio non esclude dal Cielo, ma l’obbedienza introduce tutti indistintamente alla gloria>> (Proc. 491). Nel settembre del 1316, mentre si avviava alla fine il regno di Birger Magnusson, Brigida sposò Ulf, e andò ad abitare nel castello di Ulvasa. È ancora il Processus che ci illumina: <<Essi, dopo aver contratto il matrimonio, conservarono la castità, la continenza e la loro verginità per circa due anni, elevando continue preghiere a Dio>> (Proc. 305). Intanto, il fasto e l’opulenza della dimora del marito – peraltro giovane, di bella presenza e molto religioso – cominciarono a dar fastidio a Brigida: spesso, invece del comodo letto, usava come giaciglio un tappeto o una pelle d’orso. Cominciò anche ad usare il cilicio, come altri eletti dei suoi tempi Ancor più evidente la sua carità nel rapporto con i più umili. D’accordo col marito fece apprestare un ospedale, dove si recava a visitare gli ammalati alleviando le loro sofferenze. Il giovedì lavava i piedi ai poveri, forniva loro cibi e procurava nuovi abiti. Faceva tornare sulla via della castità le giovani traviate, elargiva beneficenze ai monasteri di clausura. Entrambi i coniugi entrarono nel Terzo Ordine Francescano. Ma la storia li costrinse a confrontarsi col loro tempo. Come abbiamo visto il re Birger, volendo vendicarsi dei fratelli duchi Erik e Valdemar, li invitò ad un fastoso banchetto; poi li fece catturare, imprigionare e morire di fame in carcere. Due partiti si crearono in Svezia, i lealisti, fedeli al re Birger, e i legittimisti, che condannarono l’ignobile assassinio dei due duchi. I parenti di Brigida si schierarono coi legittimisti, e lei fu in non poca apprensione, perché temeva la vendetta del re. Questi, però, fu esautorato, e subentrò Magnus, sotto la reggenza della madre Ingeborge. Spronato dalla moglie, Ulf perfezionò i suoi studi giuridici e divenne governatore di Naerike. Purtroppo, nel 1328, venne a mancare il padre Birger, che, nel frattempo, aveva data in moglie la sua figlia minore Karin a Magnus, fratello di Ulf. Il terzo figlio, Israel, ereditò dal padre il governatorato di Uppland. Ma non era bene che il matrimonio non venisse consumato. Il Processus è chiaro a questo proposito:<< Prima di avere rapporti, essi, sull’esempio di Sara e Tobia, pregavano Dio perché non permettesse loro di peccare, per quell’atto carnale, e perché concedesse loro una prole, che sempre lo servisse e mai l’offendesse>> (Proc. 305). Loro primogenita fu Marta, che fu seguita da ben sette fratelli: Carlo, Birger, Benedetto, Gudmar, Caterina, Ingeborge e Cecilia. Tutti studiarono presso le suore Domenicane di Skaennige. Brigida seguì i figli nell’educazione spirituale. Così cominciò ad avere precognizioni e a leggere nell’anima degli altri. Una volta vide il suo primogenito Carlo che aveva una strana espressione e gli disse:<< Va’ a confessarti del peccato mortale che hai commesso>>. Il figlio dovette ammettere che la madre aveva colto nel segno (Proc. 323). Brigida portava i suoi figli dagli ammalati e li abituava alla vista di ferite e piaghe purulente, che ella curava con le sue stesse mani. Dopo la nascita dei figli, i coniugi si impegnarono in rigorosa castità. Il re Magnus Eriksson, a sedici anni (1332), fu dichiarato maggiorenne, e chiamò nel Consiglio della Corona Ulf e Israel, in quanto governatori di rango. Il re sposò Bianca di Namur, di famiglia comitale francese, e Brigida fu chiamata a corte come dama della giovane regina. Dopo aver trovato sistemazione per i suoi figli più grandi, portò con sé solo il più piccolo, Gudmar, ancora bisognoso delle cure materne. A corte Brigida si diede da fare per l’edificazione spirituale dei due regnanti. Riuscì ad ottenere agevolazioni per i più poveri, a far ridurre le tasse, a far promulgare una legge che vietava la compravendita degli schiavi. Non tardarono ostilità e mancanza di rispetto da parte dei cortigiani che facevano il buono e il cattivo tempo approfittando della giovane età del re. Fu più volte offesa, ma sempre perdonò. Anche la regina, di carattere frivolo e desiderosa di complimenti maschili, non piacque a Brigida, con il suo fervore sempre teso ai saldi principi morali, che lei tentava, spesso inutilmente, di introdurre nella corte. Nel 1337 nacque al re Magnus il figlio Erik, e poi ancora venne alla luce il secondo, Haakon. Abbiamo visto le vicende che li videro – più tardi – in contrasto col padre. Alla corte di Magnus Brigida ebbe il dispiacere della morte del suo figlio minore, di appena dieci anni, Gudmar. Brigida ed Ulf si recarono allora in pellegrinaggio al sepolcro del re santo Olaf di Norvegia (morto nel 1030), valicando a piedi gli aspri monti che separano Svezia e Norvegia. Giunsero a Nidaros (oggi Trondheim) trattenendosi in preghiere presso la cattedrale del patrono della Scandinavia unita. Decise allora la Santa di lasciare la corte, che non si confaceva alla sua ardente spiritualità, col suo fasto e la meschinità dei cortigiani. In seguito, non esitò però ad inviare suoi messaggi alla coppia reale, con consigli ed esortazioni. Fu così che, grazie all’incoraggiamento di Brigida, il re Magnus si decise ad una crociata in Carelia, Livonia, ed Estonia, dove persisteva il paganesimo (1348). Contribuirono con donativi numerosi nobili e la Lega Anseatica, con l’ausilio dei cavalieri dell’Ordine Teutonico. Questa crociata si risolse in un fallimento. I cavalieri, comportandosi come autentici masnadieri, pensarono solo ad uccidere e depredare le popolazioni. Anziché cercare di risparmiare vite umane ed invitare alla conversione, si scagliarono contro i pagani senza alcuna coscienza cristiana. Lo storico delle crociate Eric Christiansen evidenzia, nel suo libro Le crociate del Nord, l’impegno di Brigida, fra il 1344 e il 1348, perché Magnus preparasse meglio i suoi crociati; la Fede aveva bisogno di uomini integerrimi, non di brutali guerrieri; ma tutto era stato inutile. Anche il genero di Brigida, Sigvid Ribbing (il marito di Marta) si comportò indegnamente, tanto che la Santa lo bollò come <<pessimo ladrone>> (Revelationes, VI, 23; abbr. Rev.). Fu così che la Veggente ideò una Nova Militia, un nuovo Ordine cavalleresco. Conclusa infelicemente la crociata, Brigida, dal suo ritiro di Alvastra, rientrò a Stoccolma, per notificare al re le sue ispirate rivelazioni. Disse che sarebbe venuto il tempo in cui i pagani sarebbero diventati pii e i cristiani sarebbero stati i loro umili servi. << Allora molti che furono chiamati saranno respinti; ma il deserto fiorirà e i pagani canteranno:”Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo”>> (Rev. VI, 77). I cortigiani, viscidi e immorali, la derisero, anche perché Brigida non si asteneva dal deplorare i loro vizi e le loro ingiustizie. Ma la guerra aveva prosciugato le finanze del regno. Il re Magnus allora impose nuove tasse alla Chiesa e voleva cedere, dietro pagamento, la Scania al re Valdemar di Danimarca. Brigida, che al momento si trovava a Roma, comunicò al re l’avvertimento del Signore, che l’aveva ispirata: <<Il Signore dichiara al re Magnus che, se egli persiste nei suoi propositi ed abbandona parte del suo Regno, perderà il potere e finirà la sua carriera nella vergogna e nella prigione>> (Rev. IV, 3). E così fu. Come abbiamo già visto, Magnus fu deposto e poi esiliato in Norvegia, presso il figlio Haakon. Subentrò Alberto di Mecklenburgo, in quanto figlio di Eufemia, sorella di Magnus. Seguì l’unione dei tre regni (“Unione di Kalmar”) dal 1397 al 1525, quando l’unione

fu spezzata da Gustavo Wasa, che introdusse la nefasta Riforma Luterana. L’esperienza di dama di corte aveva lasciato in Brigida un fastidioso ricordo. Così, volendo rimuovere quel periodo di contrasti poco edificanti, decise di recarsi, col marito, in pellegrinaggio a Santiago di Compostella[5] . Nel 1341 i coniugi partirono. Ulf si astenne dal vino per tutto il viaggio, per penitenza, dato che aveva fin troppo ecceduto, fino allora, nelle gioie della buona tavola. Sbarcati sul suolo tedesco, si recarono a Colonia per venerare le reliquie dei Santi Magi. Giunsero a Compostela per lucrare <<la sacra perdonanza di Giacomo>>, come allora si diceva. Sulla via del ritorno, ad Arras, Ulf si ammalò e Brigida invocò San Dionigi, protettore della Francia. Il Santo le apparve in sogno e la rassicurò: suo marito non sarebbe morto per quella malattia. Così Ulf, pienamente ristabilito, di comune accordo con Brigida, di comune accordo con Brigida decise di abbracciare la vita religiosa (Proc. 80). Cedette allora la sua carica di governatore al primogenito Carlo ed entrò come novizio al monastero di Alvastra, dove già si era monacato il figlio Benedetto. Morì, dopo aver indossato il saio benedettino, nel 1344. Una notte, apparve a Brigida in sogno e rivelò di essere nel Purgatorio. Le chiese delle messe di suffragio. Confessò le sue colpe e le sue mancanze, ammise di essere stato un uomo vanitoso e spesso spiritoso a sproposito. Dopo queste rivelazioni, Brigida decise di distribuire i suoi beni ai figli e di cambiare vita: non più nobildonna di rango, ma umile serva del Signore. Si tolse fin l’anello coniugale, a significare la sua totale rinunzia al mondo. Su consiglio del suo direttore spirituale padre Matthias, entrò anche lei nel monastero di Alvastra, dove era stato seppellito Ulf, per stare vicina al figlio Benedetto. Alcuni monaci si scandalizzarono per il fatto che una donna fosse ammessa nel loro monastero, ma poi, convinti dalla serietà delle intenzioni e dal comportamento esemplare di Brigida, mutarono opinione. E fu ad Alvastra che la Santa ricevette dal Cristo l’incarico di parlare a nome Suo. Le disse il Signore:<< Riferisci al tuo direttore spirituale le cose che io ti dirò. Tu infatti sarai la mia sposa e la mia messaggera, vedrai ed udrai cose spirituali e segreti celesti, e il mio Spirito rimarrà con te fino alla morte>>(Proc. 81). Brigida si confidò con il padre Matthias: le sembrava troppo oneroso diventare profetessa di Cristo, sentendosi indegna di una tale missione. Ma il buon padre la esortò. Iniziò così la stesura delle Revelationes, che Brigida, Santa Veggente, dettava in svedese a Pietro Olafsson (detto anche Pietro Olavi), il quale provvedeva a renderle in latino (cfr. Acta SS. 406). Le norme per la stesura furono dettate da Gesù stesso:<< E tieni per assolutamente certo[6] che con le mie parole, che tu scrivi dalla bocca di questa donna, io voglio fare una tale opera, per cui i potenti saranno umiliati e i sapienti ammutoliti. E non credere che le stesse parole, che questa donna ti detterà, procedano dal Maligno, perché quello che ti dico lo comproverò con le opere>> (Rev. Ex.[7] 48). Dopo essersi recata alla corte per le rivelazioni circa la crociata del Baltico (1346), tornata ad Alvastra, la Santa fu addolorata per la morte del figlio Benedetto, ma fu rassicuarata dal Signore circa la salvezza della sua anima. Ma, sempre nel 1346, la dura realtà obbligò la Santa ad una delicata missione. Con la morte di Carlo IV, ultimo re dei Capetingi, Edoardo III, re d’Inghilterra, nipote del famoso Filippo il Bello, pretendeva anche la corona di Francia, ma i Francesi puntavano i piedi, proponendo Filippo di Valois, anche lui nipote di Filippo il Bello. Per divina ispirazione la Santa scrisse ai due contendenti che occorreva risolvere la questione della successione mediante una alleanza matrimoniale fra i due rami, da cui sarebbe nato il nuovo erede al trono di Francia. Purtroppo i due re non vollero accogliere la parola che il Signore inviava loro, e scoppiò la famosa “Guerra dei Cento Anni”. Filippo VI di Valois fu sconfitto a Crécy (1346), ma successivamente l’astro di Edoardo III iniziò, con una serie di sconfitte, a declinare (1369-1375). Altra delicata missione fu inviare un messaggio al papa Clemente VI affinché cessasse la “cattività Avignonese”[8]. Il papa restò colpito dalla missiva della Santa, ma non ebbe il coraggio di riportare a Roma la sede di Pietro. Tuttavia, in occasione del Giubileo del 1350, ottenne una tregua della “Guerra dei Cento Anni”. In quel periodo Brigida avvertì la necessità di fondare un nuovo Ordine religioso. Poco lontano da Alvastra, v’era Vadstena, dove il re Magnus possedeva un grande palazzo. Nel 1346 i reali svedesi cedettero il palazzo a Brigida, per ospitarvi il nuovo Ordine, e finanziarono, nel 1347, la costruzione della chiesa. Il libro VIII delle Revelationes contiene la Regola dell’Ordine del Santissimo Salvatore e della Vergine Maria, Regola che fu dettata da Gesù stesso. Sotto la Madre Badessa, monaci e monache dovevano vivere in clausura, in due distinti monasteri, con la chiesa nel mezzo. Il totale era di 85 religiosi, numero mistico: 12 gli Apostoli, più San Paolo, più i 72 Discepoli di Gesù. Altre norme sono contenute nelle Revelationes extravagantes. Ma occorreva preventivamente l’approvazione pontificia. Brigida partì per Roma nel 1349, ma, nell’anno giubilare del 1350, il papa non si fece vivo, rimanendo ad Avignone. Solo nel 1367 la Santa incontrò Urbano V, che fece esaminare la regola dalla Curia. Innanzi tutto, i curiali trovarono il latino, in cui la Regola era stata scritta, “barbarico”, ma non fu un problema: Nicola Orsini, conte di Nola, dietro richiesta della Santa, curò una redazione più corretta dal punto di vista della lingua e dello stile. Poi v’era la proibizione (sancita dai Concili del 1215 e 1274) di istituire nuovi Ordini religiosi. Su divina ispirazione, Brigida si rivolse all’imperatore Carlo IV, che, con la sua autorità di Capo del Sacro Romano Impero Germanico, spronò il papa ad approvare la Regola come aggiunta alla Regola agostiniana (5 agosto 1370). Prima Badessa sarebbe poi stata la figlia Caterina, dopo la morte della Santa. Nei secoli successivi, vari monasteri sorsero in più d’un paese d’Europa, e l’Ordine prosperò. Poi, con la Riforma di Martin Lutero, solo 5 monasteri sopravvissero in Svezia. Nel 1911 un nuovo ramo dell’Ordine femminile sorse per iniziativa di Maria Elisabetta Hesselblad (1870-1957). Nel 1902 Maria Elisabetta, nata luterana, si convertì al Cattolicesimo. Poi, ridotta in fin di vita da una grave malattia, chiese ed ottenne di indossare l’abito brigidino. Ottenuta la guarigione, decise di rifondare l’Ordine femminile, che fu approvato nel 1942 dal papa Pio XII. Ma già precedentemente l’Ordine femminile era tornato a rivivere. In Spagna, per opera della beata Marina Escobar, nel 1651, un ramo autonomo delle Brigidine aveva iniziato ad operare, con una Regola in gran parte conforme a quella originaria. <<Rimarrai a Roma finché non vedrai il papa e l’imperatore assieme a Roma: a loro dirai le mie parole>>(Proc. 94). Così Gesù parlò a Brigida poco prima dell’Anno Santo del 1350, e Brigida partì: ancora non sapeva che non sarebbe mai più rientrata in Svezia e che la volontà del Signore l’avrebbe portata verso altri lidi. Accompagnata dal suo maestro spirituale Pietro Olavi di Skaennige, e dal traduttore omonimo Pietro Olavi o Olafsson, strada facendo imparò un po’ di latino. Dalla Svezia passò in Pomerania, poi in Germania, percorse l’Austria e giunse a Milano. Qui sentì, per divina ispirazione, la voce di Sant’Ambrogio che le diceva: la Chiesa, in questo momento, è mal guidata, ma non è lontano il tempo della sua resurrezione, sotto nuovi ed infiammati pastori. A fine anno 1349 Roma, gremita di pellegrini, attese invano papa Clemente, che non ebbe lo spirito d’iniziativa di lasciare Avignone e benedire le folle immense che si erano radunate in attesa del pastore supremo. Brigida era ormai già nota, per la sua fama di santità; il fratello del papa, il cardinale Ugo di Beaufort, la ospitò, nel suo palazzo presso la chiesa di San Lorenzo. Qui la Santa e i suoi familiari trascorsero ben quattro anni. Passata poi ad abitare presso Campo dei Fiori, si trattenne ancora nella capitale. Il suo soggiorno romano durò ben 24 anni. A Roma apprese con gioia la decisione della figlia Caterina di non risposarsi, dopo la morte del coniuge, ed entrare in convento. A Roma apprese con dolore della morte della figlia Ingeborge, ma fu dal Signore stesso rassicurata della salvezza della sua anima. Intanto, secondo l’usanza dell’epoca, sottoponeva il suo corpo alle mortificazioni: flagellazioni, bruciature con gocce di cera, preghiere notturne, non la estenuavano, anzi, le davano maggiore forza sul cammino della santità. Nel 1352 si recò alla Porziuncola, per lucrare l’indulgenza, assieme alla figlia Caterina. A dicembre di quell’anno morì il papa Clemente VI. Gesù, in una rivelazione a Brigida, così lo giudicò:<< Distruttore di anime, peggiore di Lucifero, più ingiusto di Pilato, più spietato di Giuda!>> (Rev. I, 41). Subentrò Innocenzo VI. In un’altra rivelazione, Gesù lo definì di <<tempra di bronzo>>, ma impossibilitato a rientrare a Roma a causa della <<nequizia degli uomini>> (Rev. IV, 136). La profezia alludeva ai pesanti condizionamenti dei francesi e dei cortigiani corrotti, che imbrigliavano i pontefici durante gli anni oscuri di Avignone. In più, v’era il ricordo della rivolta demagogica di Cola di Rienzo (1347) e il timore del risentimento dei nobili romani. Anche a Roma Brigida si prodigò per i poveri e gli ammalati. Per vero miracolo riuscì a pagare i debiti che aveva contratto, ma la sua opera caritatevole finì col trovare – come al solito – detrattori ed invidiosi. Addirittura, fu insultata e minacciata di morte; il popolino,

sobillato dai calunniatori, assaltò il suo palazzo, e fu liberata solo per l’intervento del principe Latino Orsini. Ebbe modo di ricambiare. Ammalatosi gravemente il figlio del principe, e sembrando già morto, la Santa fu chiamata con urgenza. Stese il suo mantello sul fanciullo ed egli fu presto guarito. Nel 1362 morì anche Innocenzo VI. Nuovo papa fu Urbano V. Su consiglio divino, Brigida gli scrisse un messaggio pieno di sollecitazioni, affinché, liberatosi dell’ingerenza francese, rientrasse a Roma <<per vedere come salvare le anime che gli erano state affidate>> (Rev. IV, 137). Mentre attendeva a Roma il ritorno del pontefice, il Signore fece di nuovo sentire la Sua voce: <<Ora ti comando di visitare i luoghi sacri del Regno di Sicilia, perché lì vi sono i corpi di molti Santi, che mi amarono con tutto il cuore>> (Proc. 95). Nel 1365 Brigida parti dunque per venerare i santuari dei Santi: fu a Ortona, al santuario di San Tommaso Apostolo, al Gargano, da San Michele Arcangelo, a Bari, da San Nicola di Mira, a Benevento, da San Bartolomeo Apostolo, a Salerno, da San Matteo Apostolo. In ognuno di questi santuari, miracolosamente la Santa udì le voci dei suoi predecessori nel Regno dei cieli, che le suggerivano consigli ed ammonimenti, e profetizzavano il futuro. Napoli la accolse in quello stesso anno. Già la sua fama l’aveva preceduta e nobili di varie famiglie si recavano da lei per consigli o guarigioni. Più difficile fu trattare con la corte angioina, regnando la regina Giovanna I[9] . Il Signore parlò a Brigida:<<Questa regina ha pur compiuto alcune cose a me gradite[10]. Perciò io (…) voglio indicarle come fuggire ciò che è di obbrobrio per gli uomini e di danno per l’anima sua>> (Rev. VII, 11). Giovanna aveva sposato Andrea d’Angiò, fratello del re d’Ungheria. Un giorno lo sposo finì ucciso e il popolo insorse contro la regina, sospettando che fosse stato eliminato per ordine suo e del suo presunto amante Enrico Caracciolo. Sedata la rivolta, vi fu l’invasione del re d’Ungheria; poi la peste, che fu ritenuta segno dell’ira di Dio. La regina era di animo frivolo e lascivo: molte leggende la dipinsero ancor peggiore di quel che realmente era. Brigida parlò con la sovrana e questa, all’inizio, si dimostrò fredda e scettica. Poi, consigliata da pii ecclesiastici, fu più benevola. La seguì nelle opere di beneficenza e parve cambiare vita. Brigida fu però contrariata quando lei le offrì una grossa somma di denaro, perché l’aveva fatto con affettata falsità, e non con animo mondo e sincero. Rassicurata dal Signore, accettò la donazione, che impiegò in beneficenza. Passarono gli anni, ed effettivamente la regina, in punto di morte, chiese perdono al papa Urbano VI per l’aiuto prestato all’antipapa Clemente VII, e piamente spirò. Dopo un pellegrinaggio al santuario di Sant’Andrea ad Amalfi, Brigida ebbe la gioia di vedere avverata la sua grande aspirazione: il ritorno a Roma del papa, Urbano V. Nel 1367 il papa lasciò Avignone ed entrò in Roma festante il 16 ottobre. L’anno seguente l’imperatore Carlo IV gli rese omaggio. Brigida li incontrò entrambi, felice che, dopo le incomprensioni e i dissidi del passato, il Capo spirituale della Cristianità e l’Imperatore, erede di Costantino il Grande e Carlo Magno, fossero uniti da nuovo spirito di collaborazione e di unità. Giunsero, nell’estate del 1369, a Roma i figli di Brigida Carlo e Birger, che fecero visita al papa <<nel loro caratteristico abbigliamento di Cavalieri di Svezia>>, come ci informa lo storico J. Joergensen. Dopo vari pellegrinaggi, rientrarono in patria. Ma un nuovo imprevisto turbò la Santa. Era ripresa la “Guerra dei Cento Anni” e il papa, mal consigliato dai cardinali e dai cortigiani francesi, intendeva rientrare in Francia. Ancora una volta Brigida ricevette la parola del Signore. Corse a Montefiascone, dove il papa dimorava, e lo implorò di ascoltare ciò che Gesù ordinava per bocca sua: restare a Roma, oppure morire dopo il rientro ad Avignone. Ma il papa non volle ascoltare: partì ugualmente e, appena giunto ad Avignone, fu colpito da subitanea malattia e spirò. Il nuovo papa Gregorio XI fu subito riconosciuto da Brigida, per ispirazione della Vergine, come un fanciullo debole e spaventato, bisognoso di consigli e sostegno. Ancora Maria parlò alla Veggente:<< Io sarò Madre misericordiosa con il papa Gregorio, se egli verrà in Italia e a Roma (…). Ma se il papa non obbedirà a quest’ordine, conoscerà la frusta della giustizia, cioè la collera di mio Figlio>> (Rev. IV, 139). Il papa, timoroso della lega antipontificia di Milano, Venezia e Firenze, era mal consigliato dai soliti cardinali francesi e dai reali di Francia, interessati a tenere imbrigliato il papato, per salvaguardare i propri interessi. Mentre attendeva il corso degli eventi, la voce di Gesù si fece di nuovo sentire:<<Ora preparati al viaggio a Gerusalemme, per visitare il mio sepolcro e gli altri luoghi santi, quando io te lo dirò>>(Rev. VII, 6). Richiamati dalla Svezia i figli Carlo e Birger, affinché assistessero in quel viaggio lei ormai debole ed anziana, nel 1371 la Veggente, con Caterina e i due omonimi Pietro Olavi, si recò a Napoli, dove alloggiò presso i Cavalieri di San Giovanni. La regina Giovanna la ricevette per consigliarsi con lei su questioni private e pubbliche. E a Napoli morì, appena cinquantenne, il figlio Carlo. Le esequie furono tenute nella chiesa di Santa Croce, alla presenza della regina Giovanna e del re Giacomo. Qualche maligno volle insinuare che fra la regina e il bel principe svedese vi sia stata una relazione e che Carlo sia morto per stravizi fra le braccia della maliarda sovrana. In realtà, egli era già giunto debilitato dalla Svezia e a Roma aveva avuto una forte emorragia. Anche per il figlio Carlo Brigida ricevette dall’alto l’avvertimento che la sua anima era salva. In seguito, giunta a Gerusalemme, ebbe la visione che il figlio, ormai liberato dal Purgatorio, albergava coi Giusti in Paradiso. Partì dunque per il pellegrinaggio al Santo Sepolcro Brigida, ed approdò, come prima tappa, a Cipro. Ivi regnava un’altra regina, Eleonora d’Aragona, vedova del re Pietro I di Lusignano[11]. Anche la regina Eleonora conosceva la fama di Brigida e la accolse con ogni riguardo a Nicosia, dove le due si intrattennero in colloqui circa il governo del regno e gli affari privati. Ma, a Cipro, la Veggente non poté non riferire il monito del Signore. La città di Famagosta sarebbe stata distrutta, a causa della sua depravazione, <<come Gomorra >>. I greco-ortodossi ciprioti avrebbero subito gravi danni e sarebbero caduti in miseria, se non avessero accettato la comunione con Roma. I ciprioti in generale sarebbero stati gravemente puniti dall’ira di Dio, se non si fosse umilmente pentiti della loro vita dissipata! Grande fu lo sconcerto e il disappunto. Perfino un fra’ Simone domenicano, confessore del principe ereditario, la tacciò come pazza, e i cortigiani risero, increduli. Ma qualcuno credette: il francescano fra’ Martino d’Aragona, confessore della regina, inebriato dalla Fede e dalle profezie della Veggente, decise di seguirla in Terrasanta. Quanto alla profezia della caduta di Cipro, è certo che essa si avverò. Dopo la parentesi dell’incursione dei Genovesi, nel 1571 l’eroica guarnigione veneziana di Marcantonio Bragadin fu massacrata a Famagosta e il comandante mutilato e scuoiato vivo. Singolare la coincidenza fra le profezie di Brigida e quel che riferì, ad occupazione avvenuta, un oscuro poeta greco-volgare, Salomone da Rodi, nel suo Lamento per Cipro:<< Nel poema i peccati della popolazione di Cipro seno considerati la causa delle sue sofferenze>> (K. A. Trypanis). La Palestina, dopo la liberazione dei Crociati (1099-1291), era di nuovo tornata sotto gli infedeli. Malgrado l’eroismo degli ultimi Templari e cavalieri asserragliati in San Giovanni d’Acri, le armi occidentali avevano dovuto cedere. Fortunosamente Brigida e il suo seguito giunsero a Gerusalemme l’11 maggio del 1372. Si era in un periodo di relativa tolleranza degli islamici nei confronti dei Cristiani, che tenevano, fra l’altro, un ospizio per i pellegrini retto dai Francescani. Così Brigida poté visitare il Santo Sepolcro, per piangere e pregare per le anime del Purgatorio. Ascese al monte Calvario, visitò Betlemme, dove ebbe la visione estatica del parto della Vergine. All’orto del Getsemani, la Vergine stessa le rivelò, apparendole, come era morta e come era stata subito assunta in Cielo in anima e corpo. Ancora affermò che solo Lei e il Figlio dimoravano in Cielo in anima e corpo, e nessun altro[12]. Alla piscina di Bethesda, dove sorgeva la casa dei Santi Anna e Gioacchino, la Vergine di nuovo le rivelò la sua immacolata Concezione. Ancora altre visite effettuò la Santa, al Cenacolo, al Monte degli Ulivi, sulle rive del Giordano. Quattro mesi si trattenne in Terrasanta Brigida, poi riprese la via di Cipro, dove fu con ogni riguardo accolta dal neo-incoronato Pietro II, nuovo erede dei Lusingano. A Cipro, allora, vi fu un grosso tumulto: i ciprioti ortodossi e i genovesi, che tenevano empori praticando prezzi esagerati, vennero alle mani, non sopportando i nativi di essere strozzati dagli occidentali. Brigida si adoprò per sedare i disordini, ma non poté fare a meno di comunicare alla regina madre Eleonora che <<ora incomincia la vendetta secondo le visioni divine>> (Proc. 430). Fu il prodromo dell’occupazione turca: la flotta genovese intervenne per proteggere gli interessi dei suoi commercianti e prese Famagosta, devastandola, e uccidendo molti greco-ciprioti. Il giovane re fu assassinato da un genovese, proprio nella stanza dove suo padre era morto a sua volta assassinato. Nel 1373 Brigida tornò a Napoli, dove infuriava la peste. L’ arcivescovo Bernardo e la regina Giovanna la implorarono di pregare per il regno; la Veggente raccomandò di tenere salda la Fede e mutare costumi di vita.

Proprio in quei giorni il Signore le parlò ancora: era scontento del comportamento del papa Gregorio. <<La tua Curia – diceva il Signore al papa – sulla terra saccheggia la mia Curia celeste. Nel tuo orgoglio mi privi delle mie pecorelle (…) ancora una volta ti esorto, per il bene della tua anima, a ritornare nella tua sede di Roma>>(Rev. IV, 142). La Santa si sentiva ormai allo stremo, ma ancora trovò le forze per intraprendere il viaggio verso Roma. Arrivò di Quaresima ed a stento riuscì a partecipare ai sacri riti. Ormai, sfinita dai viaggi e dalle fatiche, si preparava, con serenità, all’ultimo evento della sua vita terrena. Già a Gerusalemme si erano manifestati i primi sintomi del suo male. Dolori lancinanti di stomaco con febbre la costrinsero a lunghi periodi di inattività. La seguivano i figli Birger e Caterina, rinunciando al rientro in Svezia. In quello stato di prostrazione, il Demonio giocava la sua carta: istigare una riluttanza alla preghiera, per <<indurre in tentazion>> la Santa. Ma è la Vergine a spronarla:<<Prega e sforzati di pregare, perché il desiderio, unito a un serio impegno, sarà ritenuto come un’orazione compiuta>> (Rev. VI,94). I medici assicuravano la guarigione, ma la Santa sapeva bene che essi non erano, e tuttora non sono, edotti sul mistero della vita e della morte. Ancora un’altra richiesta le viene, pressante, dal Signore: inviare un ulteriore messaggio al papa Gregorio per il rientro nella Città eterna, pena la perdita,<< non solo dei suoi beni temporali, ma anche di quelli spirituali (…). Io dichiaro che è mia volontà che il papa venga quest’autunno e venga per rimanere >>(Rev. IV, 143). La Santa ebbe una visione:<< Vedo in Roma dal palazzo del papa presso San Pietro fino a Castel Sant’Angelo, e dal Castello fino all’Ospedale di Santo Spirito, e su su, fino alla chiesa di San Pietro, una superficie piana, recinta da solidissime mura>> (Rev. VI, 74). Era la Città Leonina, ed i suoi confini sono praticamente quelli dell’attuale Stato Città del Vaticano. La Santa avrebbe voluto tornare a Vadstena per essere consacrata nell’Ordine del Santissimo Salvatore. Le fu concesso, ma solo in visione, da Gesù stesso, che, apparso visibilmente nella sua stanza, la invitò all’altare per la mistica consacrazione. Gesù proseguì avvertendola che <<da qui a cinque giorni, di buon’ora, tu verrai nel tuo monastero, cioè nel mio gaudio; il tuo corpo poi sarà traslato a Vadstena>> (Rev. VII, 31). In quei cinque giorni non prese alcun nutrimento, tranne l’acqua per sciacquarsi la bocca>> (Proc. 318). Ascoltò poi devotamente la messa del mattino, officiata dal priore Pietro Olavi. Era il 23 luglio, festa di Sant’Apollinare di Ravenna. La sua fama di santità aveva intanto fatto convenire alla sua dimora romana una folla di devoti, sicché, all’annunzio della sua dipartita, la sepoltura fu impedita, tale era il concorso dei fedeli e dei beneficati. Vi fu una provvisoria tumulazione a San Lorenzo in Panisperna, dove, il 27 luglio, fu inumata nella piccola cappella detta di Santa Brigida, di fronte a quella del Crocifisso, dove la Santa era solita recarsi per le orazioni. Subito vi furono guarigioni miracolose di persone che s’erano recate alla sua tomba, nei quattro mesi in cui la salma riposò in San Lorenzo in Panisperna. Poi si decise di traslarla in Svezia e si pensò di bollire il corpo, già in decomposizione, per scarnificarlo, com’era in uso allora. Ma, una volta aperta la bara, il corpo fu trovato già perfettamente scarnificato. Il 2 dicembre del 1373 le spoglie partirono da Roma, con i figli Birger e Caterina, i due Pietro Olavi, ed altri familiari ed ecclesiastici. Nel contempo, venivano raccolte testimonianze circa la santità e i miracoli. Lungo la strada, ancora altri eventi straordinari si susseguirono, al passaggio della salma: guarigioni inspiegabili, fuga di briganti e volevano depredare la camitiva, vocazioni improvvise. A Danzica il corteo fu accolto dal Gran Maestro dell’Ordine Teutonico. Ivi sorse una chiesa dedicata a Santa Brigida[13]. Alla fine di giugno del 1374 il corteo giunse finalmente a Linkoeping, poi, il 4 luglio, a Vadstena. Ancora altri prodigi avvennero attorno al sepolcro della Santa, momentaneamente collocato in una piccola chiesa di legno, in attesa del completamento della chiesa, che esiste tuttora, costruita in pietra viva, in stile gotico, su tre navate. Qui riposarono le spoglie di Santa Brigida e di Santa Caterina. Lo storico Joergensen, sopra citato, scrisse che le ossa delle due Sante vennero identificate dal prof. Carlo M. Fuerst. Piccola, Santa Brigida, di circa 156 cm di statura, alta, Santa Caterina, di circa 177 cm. I suoi contemporanei ricordarono così Santa Brigida. Il capo, coperto da un velo bianco, breve e fitto, con uno stretto orlo. Le spalle curve, leggermente in avanti. Il volto, rotondo, non rugoso né deperito. Occhi grandi e misteriosi, che rivelavano pazienza e saggezza. Bocca piccola, labbra perfette e di grande dolcezza. Mento rotondo e fronte rivelante alta energia. Veste color grigio. L’iconografia tradizionale l’ha tramandata in aspetto mistico e trasumanato, secondo i cànoni dell’estetica dell’età barocca. Ma è ormai tempo di trattare, ancorché per sommi capi, del suo processo di santificazione. Quelli che ebbero il privilegio di conoscerla, la considerarono <<meritevole di essere ascritta nell’Albo dei Santi e di essere venerata in terra, lei che era certamente coronata in Cielo>> (Proc. 317). Per avviare la causa di canonizzazione presso la Santa Sede i prelati, suoi conoscenti, e i nobili svedesi, si premurarono di inviare in Italia persone che potessero favorevolmente testimoniare. Nel contempo, Gregorio XI, con la bolla Saepe a multis accepimus (1° novembre 1375), autorizzava l’istruttoria sulla fama di santità, vita, morte e miracoli. Tramite la regina Giovanna I, che serbava un devoto ricordo di Santa Brigida, Caterina di Svezia fu introdotta alla Commissione Apostolica. Lettere di supporto furono inviate dall’imperatore Carlo IV, da principi, vescovi, di Svezia e d’altre nazioni, che testimoniavano la veridicità delle testimonianze raccolte: guarigioni miracolose, operate in vita o post mortem, e il testo delle Revelationes, rivisto dal vescovo Alfonso di Spagna. Tutti questi materiali furono inoltrati al papa Gregorio XI, rientrato a Roma nel gennaio del 1377. In quell’anno fu ufficialmente aperto il processo di canonizzazione. Primo teste fu il cardinale Eleazar Sabran, che testimoniò la sua miracolosa guarigione dall’emottisi tramite la sospensione al collo della reliquia dei capelli della Santa. Dopo di lui testimoniarono decine di conoscenti, edotti sul modo di vita di Brigida, miracolati, italiani e stranieri, nobili ed umili popolani. Ma, morto del marzo del 1378 Gregorio XI, fu eletto pontefice Urbano VI, italiano, rigorista. Allora i cardinali francesi si riunirono a Fondi, e, il 20 settembr, elessero a loro volta Clemente VII, che fissò la sua sede ad Avignone. Era lo Scisma d’Occidente. Caterina, viste sfumare le speranze di un rapido processo di canonizzazione, rientrò a Vadstena, dove morì nel 1381[14]. Nel 1391 il successore romano di Urbano VI, Bonifacio IX (1389-1404) procedette alla canonizzazione con la bolla Ab origine mundi (Acta SS. 468), in data 8 ottobre. L’iscrizione nell’Albo dei Santi fu autorizzata dall’antipapa Giovanni XXIII (1410-1415)[15] in occasione del famoso Concilio di Costanza. In seguito, deposti i due antipapi, Giovanni XXIII e Benedetto XIII[16], ed avendo abdicato Gregorio XII, il nuovo papa Martino V, dietro sollecitazione del re di Svezia Erik, confermò, con bolla Excellentium Principum (1° luglio 1419), la precedente bolla di Bonifacio IX. Il 1° giugno 1393, intanto, a Vadstena, terminati i lavori della chiesa, fu celebrata con grande solennità l’esaltazione della Santa con l’ostensione delle reliquie. L’episcopato scandinavo e danese si unì ai nobili e al popolo convenuti a venerare colei che presto divenne patrona di Svezia. Al 1513 risale la pubblicazione di Magnus Olaus, rettore di Santa Brigida a Roma, delle vite delle Sante Brigida e Caterina, che ne rinnovò il culto prima dell’introduzione in Svezia della Riforma Luterana per opera di Gustavo Wasa. I Luterani abolirono ufficialmente l’Ordine brigidino; a Roma la Casa di Santa Brigida ospitò numerosi cattolici profughi dalla Svezia. Varie furono le vicende legate alla Casa e alla chiesa di Santa Brigida a Roma. La regina Maria Cristina di Svezia, avendo rinunciato al trono, si convertì al Cattolicesimo (1654) e si stabilì e si stabilì a Roma; non mancò di venerare l’altare della sua Santa connazionale. Nel 1894 la Casa passò alle suore Carmelitane di Polonia, che poi la cedettero alla già sopra citata Maria Elisabetta Hesselblad (1931), la quale ricostituì l’Ordine delle Suore e ivi stabilì la Curia generalizia. Tuttora è mèta di pellegrinaggi di cattolici scandinavi. I due anni di permanenza a Napoli della Santa hanno lasciato un segno indelebile: mai ne è cessata la devozione, che s’è rafforzata, dopo la canonizzazione, con l’erezione di ben tre chiese. Fra esse la più celebre è oggi quella di Santa Brigida alla Galleria (sec. XVII), affrescata da Luca Giordano. Tuttora, la chiesa è tenuta dai Padri Leonardini dell’Ordine della Madre di Dio. Sempre a Napoli, lo storico Eremo dei Camaldoli[17], andati via i Padri camaldolesi, è ora tenuto dalle Suore brigidine. Un nuovo impulso al culto v’è stato nel 1999. L’ Osservatore romano del 20 ottobre riportava la notizia che, in occasione della II Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei vescovi, il papa Giovanni Paolo II aveva proclamato tre nuove compatrone d’Europa: Santa Brigida di Svezia, Santa Caterina da Siena e Santa Edith Stein. Esse si affiancano ai venerati compatroni, San Benedetto, San Cirillo e San Metodio. Per quanto riguarda l’attualità quotidiana, ancora in uso sono le

Quindici Orazioni rivelate da Nostro Signore a Santa Brigida (da recitarsi per un anno): il Signore stesso, apparendo alla Santa, le disse: << Figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai 15 Pater e 15 Ave con le orazioni che ti insegnerò, durante un anno. Trascorso l’anno, tu avrai salutato ognuna delle mie piaghe>>.

Queste orazioni sono quanto di più mistico e sublime abbia prodotto la spiritualità medievale.

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